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giovedì 3 aprile 2014

Migranti. Nuove violazioni alla frontiera tra Spagna e Marocco

Le fotografie di Mikel Oibar e un video dell'ong Prodein documentano l'intervento della polizia marocchina in territorio spagnolo, venerdì scorso a Melilla, per "recuperare" i sub-sahariani rimasti intrappolati nel doppio reticolato che segna il confine tra il continente africano e la Fortezza Europa.

(Melilla, frontiera. Foto Mikel Oibar)



Le immagini mostrano gli agenti penetrare armati lungo il corridoio di frontiera - 12 km di ferro, tramagli alti 6 metri e filo spinato - sotto lo sguardo impassibile della guardia civil. Costringono i migranti a scendere dalle grate e li riportano in Marocco, senza procedura di riconoscimento né gli accertamenti previsti dalla legge (ley de extranjería).

"Nessun controllo di identità né garanzie per i richiedenti asilo. Una violazione in piena regola, oltre che una preoccupante cessione di sovranità" commenta José Palazon, responsabile di Prodein e attivista per i diritti umani all'interno della piccola enclave iberica. "Non è la prima volta che si verifica una simile intrusione, ma è la prima in cui disponiamo di una documentazione ineccepibile che le autorità non possono smentire".

Per Palazon l'episodio si aggiunge alle decine di devoluzioni irregolari attuate negli ultimi mesi dalle delegazioni di Ceuta e Melilla, giustificate tuttavia dal governo con l'accordo bilaterale di riammissione raggiunto tra Rabat e Madrid (in vigore dal 2012) che semplifica l'iter di espulsione nelle zone "calde" affidate al controllo congiunto dei due paesi.

La tensione lungo il confine rimane alta dopo la tragedia che lo scorso febbraio ha portato alla morte di 16 migranti - annegati nelle acque di fronte a Ceuta, complici i proiettili di gomma e il gas sparati nella loro direzione dalla guardia civil - nel tentativo di raggiungere a nuoto la spiaggia.

Anche sul versante marocchino la situazione sembra essere giunta al limite della sostenibilità. Se la "nuova politica migratoria" voluta dal sovrano Mohammed VI ha di fatto interrotto le deportazioni dei sub-sahariani verso il deserto algerino, le misure di accoglienza promesse sono inesistenti mentre le regolarizzazioni dei sans papiers avviate nel 2014 sono ancora numericamente irrisorie.

Intanto continuano i maltrattamenti e i rastrellamenti nelle montagne situate nei dintorni delle enclave spagnole, dove i migranti in attesa del "salto" vivono rifugiati in accampamenti di fortuna. A Fnideq, località di frontiera a pochi kilometri da Ceuta, una caccia all'uomo ha costretto i sub-sahariani ad abbandonare la vicina foresta e riparare nei sobborghi di Tangeri, a Boukhalef, quartiere-ghetto dove la popolazione nera si scontra - oltre alle estreme condizioni di povertà - con la diffidenza e le ritorsioni degli altri abitanti del posto.

I migranti in situazione irregolare che finiscono nelle retate della polizia, invece, vengono privati dei loro beni e allontanati forzatamente dalle zone di confine, il più delle volte trasferiti a Casablanca e a Rabat.

Tanto che nella capitale del regno è in atto una vera e propria "emergenza umanitaria", stando alle dichiarazioni rilasciate dal personale Caritas, che si è visto costretto a chiudere i temporaneamente i locali a causa dell'enorme afflusso. Secondo l'organizzazione, nell'ultimo periodo, sarebbero circa un centinaio al giorno i sub-sahariani depositati e abbandonati nella stazione della città, senza cibo, coperte né altra forma di assistenza.


(Articolo pubblicato su Osservatorioiraq Medioriente e Nordafrica)

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